Africa Wild Truck avventura in Malawi di Francesca Guazzo e Stefano Pesarelli

L’intervista di Martino Ghielmi per Vado in Africa

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Africa Wild Truck avventura in Malawi: Francesca e Stefano. Photo courtesy Edoardo Agresti ©

 

Africa Wild Truck avventura in Malawi. Sono tanti anni che seguo Francesca Guazzo e Stefano Pesarelli ammirando soprattutto le loro splendide foto (qui sotto alcuni esempi, tratti dalla loro pagina Flickr!). Appassionati di viaggi e fotografia, vivono in Malawi dove hanno avviato Africa Wild Truck, un Tour Operator che mescola avventura e turismo responsabile su itinerari poco battuti con un’attenzione particolare per la natura e le popolazioni locali.

Cari Francesca e Stefano, grazie per questa intervista. Come avete deciso di lanciare Africa Wild Truck? Da un viaggio è nata l’avventura di una vita. Come è successo?

La spinta non è stata una vera e propria decisione dall’oggi al domani, ma un lungo percorso guidato dalla voglia di fare quello che ci piaceva: viaggiare. Sembra banale, ma è proprio quello che ci è successo. Nel 2004 siamo partiti da Torino con una vecchia Fiat Campagnola diretti verso Ilha de Mozambique, la prima capitale del Mozambico, patrimonio mondiale UNESCO (nonchè argomento della tesi di laurea in architettura di Francesca). Quel viaggio non è stato una semplice avventura alla scoperta di luoghi meravigliosi. Ci ha fatto riflettere ogni giorno, ci ha aiutato a conoscerci meglio e a sviluppare un’idea di business.

Il desiderio di condividere la magia di questo modo di viaggiare in Africa è stato il punto chiave per dare avvio a qualcosa di più strutturato. Incredibilmente l’incantesimo si ripete ogni volta. Abbiamo fatto oltre 120 spedizioni e le persone che viaggiano con noi sono sempre speciali. Molti danno vita a gruppi di viaggio che poi ritornano.

Quali sono stati i passi concreti?

In primo luogo la scelta di un paese in cui far base (il Malawi). Abbiamo poi speso diversi mesi, lunghi e difficili, per comprendere le leggi che regolano il settore turistico e registrare l’attività. Non è stato immediato confrontarsi con una realtà completamente differente da quella italiana, non solo per la lingua ma anche per la cultura. Il passo successivo è stato selezionare i collaboratori locali con lo stesso trasporto emozionale verso ciò che facciamo. Infine abbiamo importato i mezzi 4×4 dall’Italia o dal Sudafrica preparandoli per i safari.

Inoltre siamo tornati a studiare per le certificazioni necessarie e le patenti, tornando tra i banchi di scuola. Di nuovo ad imparare codici, segnali, usanze e rifare l’esame di teoria e pratica: in inglese!

Insomma, a dirlo sembra facile, a farlo un po’ meno…

Se vi guardate indietro, quali sono i pro & contro della vostra scelta di vita?

Non abbiamo ancora fatto un “bilancio” ragionato della nostra scelta. Ad oggi non vediamo veri e propri aspetti negativi. Per esempio se la burocrazia non è certo tra gli aspetti più piacevoli, come qualsiasi cosa negativa puoi vederla anche come un percorso di crescita cogliendone così il lato positivo.

I pro sono tanti. Non vorremmo cadere nel banale parlando di clima sempre favorevole, vita all’aria aperta, continuo incontro con la natura e le bellezze di questo continente. Questi vantaggi li puoi trovare in tanti altri posti. Il pro più significativo di vivere in Malawi è il continuo allenamento della creatività.

Mi spiego meglio: viviamo in un Paese in cui mancano tanti servizi di base rispetto all’Italia. Così tanto che se vivi “lassù”, come spesso diciamo, non ti accorgi nemmeno della fortuna di avere sempre la corrente, l’acqua (soprattutto se potabile) ovunque e alla temperatura che desideri, un supermarket vicino, una connessione internet. “Quaggiù” invece i black-out sono continui, per riuscire a fare arrivare l’acqua nel rubinetto di casa si devono combinare così tante variabili nello stesso giorno che è più facile vincere un grattaevinci sulla Torino-Savona.
Deve esserci l’acqua nel fiume, la pompa deve essere nell’acqua (sembra banale, ma non lo è!), dev’esserci la corrente elettrica, chi accende la pompa non deve essere in ferie, i tubi non devono essere rotti e quelli di casa non devono avere bolle d’aria che ostruiscano la mandata. Una sequenza di coincidenze che ti fa capire perché le donne vanno ancora al fiume con un secchio in testa. Molto più easy!

Questo è un esempio forse esagerato per spiegarti come vivere in un Paese con servizi di base vacillanti stimoli la creatività e rimetta la tua scala di valori in una visione più ampia. Questo vale per la vita in generale, ma si riflette anche nel progettare un safari su misura o un viaggio a piedi nel cuore dell’Africa. La creatività che sviluppi qui in Malawi penso non abbia eguali!

Cosa vi manca più dell’Italia? In un’altra vostra intervista ho letto affetti e gorgonzola: è ancora così?

Guarda, il gorgonzola era nella lista delle cose da gustare subito al rientro in Italia. Un’abitudine che pian piano è svanita così come molte altre. La lista oggi si è ridotta all’osso. Si impara a cambiare, a creare, con quello che si ha, piatti altrettanto saporiti. Gli affetti certamente, anche se sono più vicini grazie alla tecnologia (internet e social media). Ovviamente non è la stessa cosa, ma aiuta.

Quello che è veramente insostituibile è la bellezza tutta italiana della cultura, dell’architettura e della storia. Musei, cinema, librerie. La bellezza della natura selvaggia, degli animali nei parchi africani, dei panorami e degli altopiani infiniti sopperisce abbastanza bene a quella che forse resta l’unica vera mancanza della lista!

 

Cosa consigliate a chi sogna di aprire un’attività di turismo responsabile?

Se quello che fai ti piace lo farai sempre al meglio. Questa è la banalissima ricetta che funziona secondo noi. Prima di tutto quindi c’è da capire se la passione che si ha è realmente tale.

L’Africa è un elenco di luoghi comuni. C’è chi si innamora solo dei parchi e degli animali dopo un safari, chi solo degli “africani”, come se fossero tutti uguali e chi ha il “mal d’Africa” dopo la prima notte in terra d’Africa!

Il consiglio spassionato è ricercare realmente la propria identità, mettersi alla prova e non per quindici facili giorni in vacanza. Così si può davvero capire se era un’infatuazione del momento o la passione della vita.

Noi abbiamo puntato su un segmento di mercato molto specifico e ha funzionato: non coloro che vogliono una vacanza, ma chi desidera vivere un’esperienza.

Qual è stato l’investimento necessario ad iniziare?

Circa 100.000 dollari: una parte per adempiere ai requisiti di apertura della società in loco, il resto investito nei mezzi e nella sede. Anche il Malawi, come tutti i paesi, ha i propri uffici di competenza per gli investimenti stranieri, con la lista di documenti da produrre e il capitale minimo da versare per aprire una società.

Sfatiamo quindi il luogo comune che per aprire un’attività in Africa basti prendere un volo e farsi una nuova vita con pochi soldi e senza regole! Qui tutto funziona come nel resto del mondo. Regole, permessi, visti di lavoro, licenze, tasse e controlli.

Un errore che, se poteste tornare indietro nel tempo, non rifareste?

Fidarsi troppo, a volte, è stato un errore. È anche vero che non possiamo cambiare la nostra natura e che dagli errori c’è solo da imparare. Senza errori probabilmente non saremmo chi siamo.

 

Come (e dove) vi vedete tra dieci anni?

Pensiamo poco al futuro e dieci anni sono un’eternità. Forse in questo stiamo diventando africani! Il luogo non è così importante se lo spirito rimane questo. Come? Creando nuovi progetti di sviluppo come quello di Around AWT. Con la voglia continua di viaggiare, conoscere posti nuovi, affrontare nuove realtà, nuovi orizzonti. Che sia in safari in Africa o in trekking sulla Via Alpina ha poca importanza. Tra dieci anni? Speriamo insieme e con questo spirito!

C’è un libro che vi ha aiutato in particolare a comprendere la realtà africana?

Leggiamo tantissimo, ma nessun libro ha potuto sostituire l’esperienza. Ascoltare la vita dei nostri collaboratori, le storie legate a loro e alle loro famiglie, nei villaggi come anche in città, è sempre una scuola pazzesca e un tuffo nella cultura africana. Ci sono ancora pratiche e usanze di cui si parla poco e che non si trovano sui libri.

Ad ogni modo, uno dei libri che consigliamo sempre è Africa, biografia di un continente di John Reader (purtroppo al momento in attesa di ristampa). È un testo dai contenuti molto ampi che spaziano dalla geologia alla biologia, dalla cultura generale alla storia del colonialismo. Quasi una vera Bibbia sull’Africa. Consigliatissimo anche a chi non ha intenzione di fare un viaggio nel continente.

 

Un sito web che può aiutare a rendere più concreto il sogno di una vita come la vostra?

Più che un sito specifico consigliamo… Google! Con tanta curiosità e un consiglio: “think out of the box”. Pensate differente, leggete le storie di chi ha una vita fuori dagli schemi anche se ci sarebbe da discutere per ore su cosa sia il “fuori dagli schemi”. Non importa se in Italia o all’estero. Leggere di chi è riuscito a vivere delle proprie passioni può sicuramente aiutare.

Aggiungerei anche: mai giudicare. E non nascondetevi dietro a: “per loro è stato facile perchè…” o “così ero capace pure io” o anche “io non potrei perchè lavoro, perchè non ho i soldi, perchè…bla bla bla” e “quando vado in pensione allora…”.

Per esperienza, sono solo scuse.

Do it!

Buona fortuna e venite a trovarci quaggiù!

Tutte le splendide foto mi sono state fornite da Francesca e Stefano. Per ammirarne altre consiglio di seguire la loro pagina Flickr

Altamente raccomandate le loro guide turistiche, così come i blog personali di Francesca Stefano.

 

Ringraziamo ancora Martino Ghielmi per le domande e vi invitiamo a seguire il suo spazio Blog dedicato al Continente nero!