Sto bevendo un tè affacciata sugli Zomba plateau che mi regalano un panorama davvero mozzafiato; un momento perfetto per ricordare i giorni appena trascorsi nel South Luangwa national park, in Zambia.

La strada per la Luangwa Valley ha sempre qualcosa di magico, saranno gli scorci, sarà quella interminabile pista di terra rossa, sarà forse il sapere di entrare in un luogo ‘sacro’ in cui gli animali semplicemente vivono, si riproducono e muoiono, sarà perché da queste parti la globalizzazione fatica ad imporsi.
Beh, riconosco che non riesco ad immaginare una strada asfaltata in cui camion carichi di gente e di merci sfrecciano veloci, tra strombazzate e musiche ad alto volume…in certe parti del mondo l’idea che si ha di parco naturale sembra essere proprio questa: un luogo minuscolo in cui la natura fa il suo corso e l’uomo la guarda come se fosse in un museo a dire ‘ ecco come era una volta…’
Questo è quello che ad es. l’India sta costruendo, o meglio distruggendo…mi ricordo il Corbett national park, un minuscolo gioiello che racchiude poche tigri, incastonato in una sterminata distesa di pattume tra terreni inaciditi dai liquami tossici e un’atmosfera grigia che si combatte solo con 2 bombole d’ossigeno… . come si può essere felici nel vedere tutto ciò?
Questa mia idea romantica in cui l’uomo può permettersi di contemplare la natura selvaggia che ha di fronte da queste parti regge ancora, ma mi chiedo cosa succederà tra 20 anni, quando Cina e India saranno arrivate fino a qui …chissà…

Il fiume Luangwa ha fatto il suo dovere durante la stagione delle piogge, portando con sé qualche metro di sabbia dagli argini….l’intera regione di solito viene allagata e le enormi pozze che si creano sono piene di ippopotami che se la spassano con tutta quell ’erba verde a disposizione!
La notte passa tranquilla al camping: nessun rumore, nessun ippopotamo, nessun elefante, nessuna iena. Niente. Il campo è insolitamente tranquillo.
Strano. Sarà stato un sonno profondo per tutti.
Al mattino ci risvegliamo con calma e ho tempo per ricordare il sogno: i leoni che passano fra le tende.
Colazione, ci prendiamo una mattinata per non fare nulla. Qualche foto, una bella doccia calda, un libro da leggere. Questo si chiama relax!
Passeggiamo tra le tende ed ecco a terra un’impronta che non lascia dubbi: un leone ha lasciato un segno. Parlo con Andrew, la guida che domani ci porterà in walking safari, gli racconto del mio sogno, risponde secco: ‘good sixth sense! ’.
Bene, penso, mi sarà utile!
Nel pomeriggio torniamo dal game drive: fantastico! Un tramonto sul fiume indimenticabile, gli alberi di mopane con le loro foglie a farfalla, l’odore degli elefanti, i giochi di tre piccoli cuccioli di leone con la loro mamma, una genetta che si è nascosta tra l’erba alta.
Siamo stanchi e impolverati, ma un piatto di pasta ci darà l’energia per il walking safari di domani mattina.