L’acqua entra nelle crepe dei muri, penetra dai tetti, si infiltra nella pietra, disegna nuove linee sulle facciate che diventano memoria.
Tutto è racconto, tutto parla. Ilha si e ci racconta, sempre. I segni sulle pareti sono parte di un grande racconto. Un racconto che può essere tutto ed il suo contrario nello stesso tempo.
Piove sull’isola non-isola, aggrappata alla terraferma da un lungo ponte. Sgretola le pietre, questa pioggia in mezzo all’Oceano. Piove sui tetti di Ilha, dove non c’è acqua. Piove nella fortezza di S. Sebastiao, dove un sistema di canali convoglia l’acqua piovana in una grande cisterna. Piove al mercato del pesce, piove nelle vie strette della città macuti. Piove. Forse ho già letto di questa pioggia, forse sono già stata qui durante un temporale. Un deja vu.
Ilha è memoria. Fotografare e scrivere di Ilha è aggiungere memoria alla memoria.

Pedra e Cal / Macuti: due anime di una città? Forse due modi di vivere e concepire un’esistenza su un’isola dove il colonialismo con il Cristianesimo o l’Islam, ha spinto gli africani a fare proprie culture lontane. Ilha, specchio del Mozambico. Ilha, l’Africa.

“Da lontano questa Ilha sembra piccola ma Ilha è grande.
 Ha una lunga storia a partire dai suoi abitanti per arrivare ai suoi monumenti.
 Non è possibile per noi raccontarvi tutto quello che sappiamo
. Ilha ha altri che allo stesso modo vogliono raccontarvi
. Se volete ascoltare la storia resterete per molto tempo a Ilha.
 Così vi sarà mostrata la strada che non avete ancora visto”.

Canzone popolare, 
versi liberi di Nelson Saute e Antonio Sopa, 
tratto da Mozambico, di Francesca Guazzo, Stefano Pesarelli e Gianni Bauce, Ed. Polaris.

A volte Ilha è bugiarda, si dipinge per come non è. Da anni la amo anche per questo.

Francesca Guazzo

http://www.francescaguazzo.com

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