Francesca Guazzo e Stefano Pesarelli, intervista

A cura di Anna Maspero

Francesca Guazzo e Stefano Pesarelli, una coppia di grandi viaggiatori residenti stabili in Malawi. Sono coautori delle guide Polaris di Mozambico e Tanzania con altri specialisti dei due Paesi.

Raccontatevi in una battuta e qualche riga…

La luna e il sole? Abbiamo spesso visioni diametralmente opposte… chi ci conosce lo sa e dice di farsi un sacco di risate. Non siamo molto bravi a parlare di noi. Siamo molto fortunati. Quasi dieci anni fa abbiamo aperto una compagnia di safari che ci dà l’opportunità di fare tanti lavori in uno e quello di guide forse è il più entusiasmante. Abbiamo l’opportunità di condividere tutto questo e ciò è ancora più speciale. Certo, una fortuna che abbiamo ricercato negli anni. Nulla accade per caso.

Un buon motivo per viaggiare.

Perché non abbiamo trovato ancora motivi per NON viaggiare? È una battuta, ma chissà, forse contiene un fondo di verità. I motivi sono tanti, il primo che mi viene in mente è il desiderio, il desiderio di scoperta che abbiamo insito in noi è la spinta. Scoperta del mondo, di sé, delle persone importanti, delle cose importanti. Viaggiare è un esercizio. A nostro parere va allenato..

Il vostro mondo: quali sono i vostri luoghi dell’anima?

Bella domanda. Sicuramente ci sono luoghi in cui esce fuori il nostro “io”, in cui ci ritroviamo. Uno di questi è sicuramente la casa, uno dei bisogni primari dell’uomo e la casa per noi è anche il truck: è strana l’idea di una casa viaggiante, perché in viaggio ti senti a casa. Altri sono luoghi fisici come Ilha de Moçambique, una piccola isola nel nord del Mozambico, luogo su cui ho scritto la mia tesi di laurea. Rappresenta l’arrivo, la meta della nostra transafrica, la fine di quel viaggio, ma l’inizio di tutta l’avventura di AfricaWildTruck, la compagnia di safari che abbiamo fondato nel 2005. È quando mi allontano che ritrovo i luoghi dell’anima, perché è con la lontananza e il distacco che ci si accorge di alcuni dettagli. Uno di questi sono i rumori della notte africana. I rumori del mondo selvaggio, questi gufi, gli allocchi e le iene in lontananza, anche a pochi chilometri dalle città. Oppure i canti notturni di qualche festa nei villaggi, perché no, le musiche delle discoteche o il passo silenzioso e felpato degli elefanti o sentire la pioggia che arriva, rapida.
Foto: M’siro. La maschera di bellea moambicana di origini orientali © Guazzo/Pesarelli

Il vostro modo di viaggiare: mezzi, tempi, compagni…

Abbiamo viaggiato con un po’ tutti i mezzi a disposizione. Dai mezzi pubblici, ai pick up pieni di katundu (in chichewa “bagagli”) tra cavoli e galline, alle bici-taxi, al dhow, al treno, alle… gambe. Sempre un’esperienza. Siamo poi approdati al truck, un mezzo che abbiamo cercato e desiderato e che per alcuni lati offre molti vantaggi. L’essere un potente 4×4 ci dà la possibilità di viaggiare anche nella stagione delle piogge o su terreni impervi, poi c’è la compagnia, lo scambio di idee, la condivisione… e in termini di consumi, essere in piccoli gruppi fa sì che si possono abbassare le emissioni che altrimenti sarebbero di due o tre veicoli… poi… si può godere di un punto di vista dall’alto. Non nascondo che ci piacerebbe sempre più promuovere mezzi più “a misura d’uomo”. In bicicletta, a piedi, in treno. Sono le dimensioni dell’Africa e di gran parte del mondo se ci pensiamo. Spesso mezzi che influenzano il nostro viaggio, i ritmi e le visioni. Il mezzo può aiutare ad entrare nel paese e nello stesso tempo quel movimento ripetuto, aiuta a pensare, a raggomitolare idee che poi andremo a dipanare. La lentezza è una costante. La lentezza non significa oziare, significa poter avere il tempo di vivere il presente e non vivere come da spettatore di un film il proprio viaggio. Molti condividono questo modo di pensare. Anche questo è Africawildtruck.
Foto: Il mercato coperto a Chimoio, nel cuore del Mozambico © Guazzo/Pesarelli

Gli autori e i libri di viaggio che amate di più.

Francesca: per tanti anni ho avuto una vera ossessione per le guide di viaggio. Ne avevo di ogni casa editrice e appuntavo meticolosamente ogni riga interessante, ogni punto da approfondire, ogni incongruenza e ogni errore. Ora che sono “dall’altra parte”, quella dell’autore, siate buoni con me. A parte le varie guide sul comportamento animale, c’è una sezione della biblioteca sul truck o sul fuoristrada dedicata agli uccelli di cui Stefano è gran conoscitore. Ci sono testi che portiamo sempre con noi. Uno è Cuore di tenebra di Conrad. Poi c’è Africa. Biografia di un Continente di John Reader, insieme ad una serie di saggi di antropologia e agli immancabili saggi di fotografia di Stefano. In questo ultimi mesi il nostro leggere è cambiato: finalmente, anche da quaggiù, con un ipad possiamo scaricare i libri che ci interessano, le riviste e restare aggiornai anche dal cuore del Malawi. Secondo noi è straordinario e le potenzialità grandissime.
Foto: Le vie dell’Isola di Mozambico, affacio sull’Oceano Indiano © Guazzo/Pesarelli

Perché avete scelto per vivere (e di conseguenza anche per le vostre guide) l’Africa centro-meridionale? Perché il Malawi?

Una domanda che ci fanno in tanti. Perché il Malawi? Ci sono Paesi che istintivamente ci invitano, ci attraggono. Con il Malawi è stato così. È un Paese che nasconde tradizioni incredibili, in cui si parla una lingua gentile, abitato da un popolo che non nega mai un sorriso, pieno di sorprese come i suoi parchi nazionali, i numerosi ecosistemi e quindi paesaggi completamente diversi in distanze che in Africa sono tutto sommato vicine. Un Paese che offre molto al viaggiatore e a chi lo abita. Suppongo quindi che abbiamo scelto il Malawi per fondare AfricaWildTruck perché crediamo in un’idea di turismo culturale ed è semplice metterla in pratica se il sistema è ancora vergine e non, diciamo, spogliato della sua genuinità. Sì, abbiamo scelto il Malawi perché è un paese autentico.
Foto: Missanga. Preziose perline che riaffiorano rari dai relitti attorno all’Isola di Mozambico © Guazzo/Pesarelli

L’emozione più grande e il momento più difficile nella scrittura delle vostre guide.

L’emozione più grande è avere il tuo libro fra le mani…finalmente poter rileggere ciò che hai scritto, il frutto del tuo lavoro. Il momento più frustrante è quando vorresti consultare la biblioteca del mondo, averla a disposizione, lì tra le tue mani, ma non è quasi mai possibile..

Cosa vi affascina maggiormente di questo angolo d’Africa che conoscete così bene?

Se devo essere sincera ho sempre creduto gli spazi, i panorami infiniti, gli orizzonti lontani che si perdono al fondo dello sguardo… beh, certamente ci sono anche loro, così come le luci, le luci della stagione verde, i cieli carichi di pioggia, arcobaleni incredibili, spettacoli naturali a volte imbarazzanti per la loro grandezza. Poi quando ti allontani da tutto questo ti rendi conto che L’Africa che viviamo non è solo questo perché anche in questo pezzo di Africa ci sono “tante Afriche” dai suoni differenti. Ci sono le metropoli, la notte nelle capitali, le università, i movimenti studenteschi, una classe media che si fa largo con gran rapidità. Quindi la cosa che mi affascina di più è l’idea di essere in un luogo vivo, un luogo multietnico, con forti spinte al cambiamento. Speriamo in direzioni positive.
Foto: Isola di Mozambico, antica capitale e Patrimonio dell’Umanità © Guazzo/Pesarelli

Tre buoni motivi per viaggiare in Africa meridionale e centrale.

Uno. Per riappropriarsi del proprio tempo. Nessun luogo al mondo vive più di QUESTA Africa il presente per il presente. È meraviglioso. Qui il tempo ha una lentezza tutta sua, non scorre come nel “frullatore italiano” dove input esterni senza fine spesso ci riducono a contenitori di informazioni che non abbiamo il tempo di elaborare. Due, che vale anche per il terzo. Per chi vuole uscire dagli stereotipi di ciò “che ci raccontano” e farsi una propria idea dell’Africa. Qui non è solo la terra del leoni o di una natura selvaggia e senza controllo, delle malattie senza fine, di guerre o povertà. Qui non solo ci sono regole ancestrali, ma una società contemporanea del tutto nuova, forze e spinte di miglioramenti grandi, città che diventano metropoli, metropoli che diventano megalopoli, con una classe dirigente, idee proprie e cambiamenti in atto di grande portata, questo sta avvenendo adesso. Sotto i nostri occhi. Avere l’opportunità di assistere a tutto questo lo considero un grande privilegio.

A chi sconsigliereste un viaggio in queste aree?

A chi non apprezza le piccole emozioni della vita, a chi non è pronto per uscire dai luoghi comuni, a chi, in una parola, non riesce ad incontrare la bellezza. O forse chissà, potrebbe incontrare tutto questo per la prima volta in un viaggio con noi… .

Elementi per un viaggio perfetto nelle savane e nei parchi africani.

Andare “nella savana” è come entrare una dimensione nuova, come fare un’immersione. Lo fareste mai da soli? Non credo. Ci sono regole da imparare, comportamenti da tenere, una natura da conoscere e da rispettare e da soli non è possibile acquisire ogni informazione se non affidandosi a guide che fanno questo di mestiere, che conoscono io luoghi e che vivono sul territorio. Quindi la preparazione e l’organizzazione. Per il resto, lasciarsi andare. Vivere una notte in un parco africano sotto le stelle è come liberare la mente per l’arrivo di un deja vu. Tutti siamo stati africani.
Foto: Città di pietra, città macuti, Isola di Mozambico © Guazzo/Pesarelli

Tre libri in valigia per un viaggio in Africa.

Genericamente una buona guida per flora e fauna, Storie di Erodoto e un libro/dizionario per imparare la lingua locale e comunicare senza problemi.

Perché scegliere le guide Polaris per un viaggio in Africa?

Per lasciarsi trasportare dall’entusiasmo di un libro scritto con il cuore. Questo credo sia il filo conduttore delle guide Polaris… e lo scrivo da lettrice..

Un consiglio da viaggiatore a viaggiatore…

Il viaggio si nasconde nella vita di tutti i giorni. Collegare gli occhi al cuore, prima di scattare con la macchina fotografica. Portare con sé un taccuino, per ricordare le emozioni e una macchina fotografica per immortalare gli incontri, quelli veri.

 

 

Puoi leggere l’intervista anche qui