di Nadia

Appunti di viaggio di ritorno dalla spedizione 29 in Zambia

Ad Aprile mi è capitato di incontrare una persona speciale, una persona con una malattia molto particolare e soprattutto molto contagiosa.
Un giorno questa persona mi ha chiesto di seguirla in un’avventura, un viaggio in un paese dove il tempo sembra essersi fermato e il confine fra sogno e realtà cessa di esistere… beh, ho deciso di partire ed è stato allora che sono stata contagiata dalla stessa malattia, l’unica da cui non si vorrebbe mai guarire…è stato allora che ho scoperto cosa fosse il “mal d’Africa”.

E così il 24 aprile 2009, verso le 18:00, mi ritrovo all’aeroporto di Linate con un gruppo di 4 persone che non conosco, pronta a raggiungere la mia meta, Lilongwe, la capitale del Malawi.

Franco era partito una settimana prima per partecipare ad una missione anti-bracconaggio e io l’avrei raggiunto con il suo amico Fabio e altre tre ragazze. Ad aspettarci, dopo ben dodici ore di volo, c’erano Francesca e Stefano di Africa Wild Truck (un Tour Operator specializzato in viaggi di avventura) insieme a Franco e gli altri membri del gruppo con cui avrei stretto un rapporto fantastico.

Senza perdere troppo tempo, una volta organizzato il nostro mezzo di trasporto e l’attrezzatura necessaria ad allestire il campo base, il 26 aprile siamo partiti per il lungo trasferimento al South Luangwa National Park, luogo dove i miei sogni di bambina sarebbero diventati realtà.

Durante il trasferimento mi sono trovata a salutare folle di bambini bellissimi che correndo incontro al Truck gridavano eccitati. Ho scattato fotografie tentando di catturare la luce dei loro sguardi e la semplicità quasi sconcertante delle abitazioni in cui vivono e degli oggetti che utilizzano per ottenere dalla terra il sostentamento di cui hanno bisogno.

Una volta allestito il campo sulle rive del fiume Luangwa sono iniziati i nostri safari all’interno del parco. Un parco di 9050 Km quadrati nel cuore di una vegetazione ricchissima, dove tutto tace, solo la natura fa sentire la sua presenza con i suoi profumi, i suoi colori e le fantastiche creature che la abitano.

E li, durante i nostri safari, si sono materializzati davanti ai miei occhi, a volte a meno di tre o quattro metri di distanza, animali che da bambina mi divertivo ad emulare, affascinata dalla bellezza, dall’eleganza e dal mistero di esseri che sembravano allora irraggiungibili.

Branchi di elefanti, zebre, giraffe, puku, impala. Babbuini che litigano per il controllo del territorio rincorrendosi fra i frutti dei buffissimi Sausage Trees. Due giovani leoni maschi che riposano su un albero mentre la madre si rotola nell’erba alta come farebbe un qualsiasi gattino d’appartamento. Licaoni che si stirano e riposano all’ombra della fitta vegetazione mentre un’aquila urlatrice afferra un enorme pesce gatto e lo trascina nel fango della palude.
E poi lui, l’animale più elegante e misterioso del parco, difficile da trovare ma talmente bello da rimanere impresso nei miei occhi pieni di emozione…completamente abbandonato e rilassato sul ramo di un albero un bellissimo esemplare di leopardo riposa per niente disturbato dalla nostra presenza.

E mentre un tramonto rosso fuoco illumina la vallata con sfumature di colore mai viste prima, tutto mi appare come ovattato, fuori dal tempo, come in un sogno ad occhi aperti.
Una lacrima percorre il mio viso e in quel momento mi rendo conto di quanto questo mondo, che tutti chiamano “Africa”, sia in grado di tatuarsi nel cuore di chi è capace di osservarlo, di sentirlo e di viverlo mi rendo conto di quanto reale possa essere ciò che chiamiamo “mal d’Africa”.

Questa è la mia avventura, l’avventura che mi porterò per sempre nel cuore e auguro a chiunque di poterla vivere come l’ho vissuta io.

L’AVVENTURA CHE MI PORTERO’ SEMPRE NEL CUORE